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Omelia del Prelato dell’Ordine di Malta, S.E. Rev. ma Jean Laffitte - Messa per il riposo dell’anima di Fra’ Giacomo

Aventino, 5 maggio 2020

Eccellenze, Cari Confratelli e Care Consorelle,

 Nella pagina del Vangelo che abbiamo appena sentito, Gesù annuncia l’amore di predilezione che Dio ha per i più piccoli, primi destinatari del messaggio divino: Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. I piccoli sono naturalmente capaci di rivorgersi a Dio come a un padre. Non fanno fatica a capire cosa significhi aver fiducia. Per gli adulti, è più complicato: si tratta di ritrovare il cammino della semplicità. Pochi ci riescono. 

Mi sembra che Fra' Giacomo, che accompagniamo oggi con rispetto, affetto e gratitudine, ci abbia offerto l’esempio di quella semplicità evangelica che hanno solo coloro che vivono le beatitudini, in particolare quelle della purezza di cuore e della mitezza.

Beati i miti, perché erediteranno la terra! (Mt 5,5)                Beati i puri di cuore perché vedranno Dio! (Mt 5,8)

Ricordiamo che questo testo di Matteo era quello proclamato in occasione della Festa di Santa Catarina da Siena, giorno in cui tre anni fa, il 29 Aprile 2017, Fra' Giacomo ha ricevuto la carica di Luogotenente di Gran Maestro, e anche giorno della consegna della propria vita nelle mani del Padre, appena tre anni dopo.

Da alcuni giorni molti hanno evocato le eccezionali qualità di cuore del nostro Gran Maestro. Questi doni umani e spirituali trovavano la loro radice nella sua profonda umiltà, che lasciava intuire una vera intimità con la persona di Cristo.  Aveva preso sul serio l’invito di Gesù rivolto ai suoi discepoli, di mettersi alla scuola del Suo cuore con queste parole che rivelano la Sua profonda intimità con il Padre: sono mite e umile di cuore. Aveva accettato che il Signore lo trasformasse facendolo umile di cuore, coltivando una distanza interiore nei confronti degli onori, dei calcoli politici, delle mondanità, anche affrontando le contrarietà o le contraddizioni con ammirabile pazienza. Voleva somigliare in questo al Divin Maestro, e acconsentire a ciò che pensava fosse la volontà del Padre.

Il modo con cui serviva i Signori Malati e i Poveri, o con cui salutava i Volontari rimarrà per tutti noi indimenticabile. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. I gesti erano di una estrema delicatezza, una qualità che tutti ricordano anche nelle parole che rivolgeva ad ognuno. Aveva il senso più alto dell’amicizia. Sapeva testimoniare gratitudine, incoraggiare, ringraziare.

Durante gli ultimi giorni mi sono pervenute decine e decine di testimonianze sulla personalità di Fra’ Giacomo. Ho scelto una di queste, inviata dal continente americano, da un uomo che l’aveva conosciuto bene a Roma. Cito queste righe, che ho ricevuto come una conferma di ciò che mi ispirava il testo del Vangelo: Sono triste, ma allo stesso tempo con il sollievo di sperare e credere che Lui è stato già accolto nella patria eterna; un uomo che negli anni a Roma è stato per me un vero «gran maestro» della preghiera, del servizio e dell’umiltà. Credo che la sua nascita al Cielo, proprio nella festa di Santa Catarina, sia stato un segno di approvazione del Signore.

Gran Maestro della preghiera, del servizio e dell’umiltà!

Davvero, la missione è compiuta.

Altezza, caro Fra’ Giacomo, Vieni servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore (Mt 25, 21.23).

AMEN