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Omelia di S.Eminenza Rev.ma il Card. Bassetti per il Corpus Domini

«Possiamo sinceramente dire che l’Eucaristia riempie la nostra vita? O la nostra vita, facendo un rapido esame di coscienza, si sta riempiendo di ben altro? Eppure essa è una memoria viva che dovrebbe spingerci a fare sempre cose nuove ed essere persone nuove. Dice Gesù: “Chi mangia di me, vivrà di me”». Così il cardinale Gualtiero Bassetti nell’omelia pronunciata in una gremita cattedrale di San Lorenzo in Perugia, domenica 29 maggio, solennità del Corpus Domini. «Tempo fa un giornale titolava: “Piazze piene, ma chiese sempre più vuote”. Devo dire che in questo titolo c’è una parte di ragione – ha commentato il porporato –. Sia quella di oggi l’occasione per mettere l’Eucaristia al centro della nostra vita. Impariamo ad adorare, ad amare, a godere dell’Eucaristia. Sono felice perché in tante chiese della nostra comunità diocesana si sta moltiplicando il senso dell’adorazione eucaristica e da qualche parte si è arrivati all’adorazione continua. Mi dicono i sacerdoti che c’è sempre qualcuno, notte e giorno, davanti al Santissimo Sacramento. I fratelli e le sorelle che vegliano davanti al Santissimo sono davvero i nostri ambasciatori, perché chiedono al Signore tante grazie per l’umanità intera».

L’Eucaristia è sincera condivisione.

«Solo nell’Eucaristia – ha ricordato il cardinale – possiamo trovare la forza, il coraggio, l’energia per una vita nuova! Ma il Vangelo di oggi mette in evidenza anche un altro aspetto importantissimo: l’Eucaristia ci chiama, ci spinge e ci invita a condividere con gli altri. L’Eucaristia è una presenza che si fa pane spezzato e vita condivisa e donata. Quello che possediamo – fossero solo cinque pani e due pesci – è dono di Dio da godere insieme agli altri e da condividere. E questo è il significato profondo del Vangelo di oggi. Nella festa del Corpus Domini questa verità va riscoperta, con l’impegno di metterla in pratica. In un tempo quale è il nostro di profonda crisi in tutti i sensi, ma anche di ostentate ricchezze, dobbiamo riscoprire la gioia del dare, la libertà del gratuito, la generosità dell’amore». «L’Eucaristia deve spingerci a diventare pane per gli altri – ha proseguito il presule –. La vera Eucaristia è sincera condivisione; è mettersi al livello dell’altro; riconoscere che, alla fine, anche l’altro ti farà un dono, se è vero che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” come attestano gli Atti degli Apostoli».

Riempire il vuoto di tante esistenze, soprattutto giovani, allo sbando

«Siamo nel cuore del Giubileo della Misericordia, la vera misericordia è trasmettere conforto, speranza e riempire il vuoto di tante esistenze, soprattutto giovani, allo sbando. Di questo mi rendo sempre più conto con l’esperienza della Visita pastorale, ma stamani non posso non condividere con voi anche un profondo turbamento di questi giorni per le vicende che accadono nel Mediterraneo: tanti morti, centinaia di dispersi, uomini, donne e bambini. Il nostro antico mare è diventato ormai da tempo il cimitero di poveri e di disperati. Purtuttavia ci sono dei segni che ti toccano il cuore. Mi hanno commosso i gesti di alcuni marinai e soccorritori, che abbiamo visto attraverso i telegiornali, con le lacrime agli occhi e qualcuno di loro è scoppiato in un profondo pianto mentre con estrema delicatezza sollevava un bambino ferito o terrorizzato per la paura. Questo è segno di quella pietà e umanità le cui radici profonde, Grazie a Dio, sono ancora nella nostra cultura cristiana e sempre più sono nel nostro popolo».

L’Eucaristia guarisce ferite profonde come povertà, sofferenze, delusioni…

«L’Eucaristia ci porta a guarire ferite profonde e a chinarsi su povertà, sofferenze, delusioni e disperazioni – ha sottolineato il cardinale avviandosi alla conclusione –. Essa non è soltanto intimità con il Signore, non è soltanto raccoglimento devoto, pur necessario. L’Eucaristia – come ha detto papa Francesco, giovedì scorso, durante l’omelia del Corpus Domini -, è condivisione, è dono, è “spezzarci” – sono parole sue – per i nostri fratelli. L’Eucaristia è passione di fraternità; è capacità di accollarsi i pesi degli altri. Fare Eucaristia significa aprirsi, andare incontro: in una parola ricevere la forza del pane di vita e trasmettere questa forza ai nostri fratelli».

La processione del Santissimo Sacramento, a causa della pioggia, svoltasi parzialmente. Il cardinale: «Nell’Anno della Misericordia il Signore ha voluto quest’atto penitenziale».

Al termine della celebrazione eucaristica in San Lorenzo, si è tenuta la processione del Santissimo Sacramento per le vie del centro storico perugino, con sosta e preghiera davanti alle sedi delle Istituzioni civili e politiche del capoluogo umbro. Anche quest’anno ha visto la partecipazione di centinaia di fedeli con parroci, religiosi e religiose, membri degli ordini cavallereschi di Malta e del Santo Sepolcro e di diverse antiche confraternite alcune delle quali ricostituite di recente.

A causa della pioggia la processione si è tenuta parzialmente non raggiungendo, come è tradizione, la basilica di San Domenico, ma facendo rientro in cattedrale. «Eravamo partiti in un clima di gioia e di festa nel portare Gesù realmente presente nell’Eucaristia nelle piazze e vie della nostra città, sentendo il bisogno della sua presenza anche nei luoghi dove noi abitiamo e operiamo – ha commentato il cardinale al termine dell’adorazione eucaristica in San Lorenzo –. Il Signore ha voluto diversamente… Siamo nell’Anno della Misericordia e ha voluto questo atto penitenziale e di sacrificio che però gioiosamente noi vogliamo offrirlo al Signore. Mi vengono in mente le parole di Charles de Foucauld, che pronunciò prima di morire martire dinanzi al Santissimo Sacramento, ucciso durante l’adorazione e il suo sangue si mescolò con il sangue di Cristo, perché bagnò l’ostia consacrata. Egli diceva sempre: “Signore fai in modo che nella nostra vita sia sempre presente la lode, il ringraziamento e l’adorazione nei confronti di te che sei la Santissima Eucaristia, il nostro Salvatore”. Facciamo ritorno alle nostre case con questa gioia profonda nel cuore e che sia la nostra vita a diventare un’espressione di lode a Dio».