Messaggio augurale del Gran Priore di Roma

Cari Confratelli, Consorelle, Amici del CISOM e del Corpo Militare, Volontari tutti e simpatizzanti del Gran Priorato di Roma del Sovrano Militare Ordine di Malta,

ci stiamo avvicinando al Santo Natale al termine di un anno che ci ha proposto e fatto vivere momenti particolarmente intensi per la nostra spiritualità di cristiani e di membri dell’Ordine di San Giovanni.

Abbiamo avuto il grande privilegio, durante il Giubileo, di prestare servizio di assistenza nei punti di Primo Soccorso presso le quattro basiliche papali.

Abbiamo vissuto con grande costernazione la nascita al cielo del beneamato e compianto Papa Francesco accompagnandolo con Sante Messe e preghiere.

Abbiamo avuto anche la gioia di vedere la grazia dello Spirito Santo nel nuovo Pastore della chiesa, Leone XIV.

Ci siamo arricchiti spiritualmente con il tradizionale pellegrinaggio internazionale a Lourdes, a Loreto e abbiamo compiuto tra gli altri il pellegrinaggio giubilare della Lingua d’Italia a San Paolo Fuori le Mura.

Un anno davvero speciale.

Tema e filo conduttore di questo 2025, è stata la speranza, sottolineata in particolar modo dalle riflessioni che Papa Francesco ci aveva affidato nel messaggio giubilare e nell’aprire la Porta Santa.

Intorno a noi tutto sembrerebbe negare o allontanarci dalla speranza. E invece più di duemila anni fa è accaduto qualcosa che ha stravolto e capovolto i criteri umani del possibile e dello sperabile: Dio si è fatto bambino, si è fatto uomo per prendere sulle sue spalle i problemi e i peccati di tutti gli uomini e aprire, col suo sacrificio, le porte della salvezza eterna all’umanità intera. Chi avrebbe mai potuto sperare tanto?

Non è apparso sulla terra come messia-condottiero, come re potente e guerriero che il popolo di Israele aspettava e aspetta. Il mondo, anche quello contemporaneo, è già troppo pieno di falsi-messia roboanti cercatori di protagonismo che promettono risultati terreni epocali e invece, se durano, durano …come un turno di veglia nella notte (Sal, 89:4).

Il vero unico Messia, il Sacro Bambino di Betlemme, la vera ed unica Eccellenza, che nei nostri presepi rappresentiamo seminudo, in una fredda grotta o traballante capanna, nella sua disarmante semplicità ha invece davvero cambiato il mondo, per sempre.

Ci ha portato la prospettiva d’amore del Padre, indicandoci la sola via che permette all’uomo di compiere la sua missione terrena e ricongiungersi nella comunione di perfezione beata col Padre.

Con questa certezza possiamo e dobbiamo continuare a sperare: speranza cristiana, fondata sulle parole di Gesù: “chi crede in me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Gv. 11, 25-26). Quale altro messia potrebbe prometterci altrettanto, dimostrandolo con la sua stessa resurrezione?

E allora avanti, pieni di gioia e di speranza verso il Santo Natale e verso il compimento dell’Anno Santo. Quando il buio intorno a noi si fa più fitto e le forze sembrano venir meno stringiamo forte la fiaccola della speranza che ci è stata donata nella Fede, rivolgiamoci fiduciosi alla sentinella notturna con le parole del profeta Isaia “sentinella quanto resta della notte?” (Is. 21, 11).

Anche quando sembra siamo travolti dalle prove, magari con una lacrima malcelata, con il cuore in tumulto che duole, accostiamoci ai Signori ammalati facendo capire loro che anche noi stiamo vivendo un periodo difficile, ma il sorriso che regaliamo loro è la forza la serenità che ci viene da Cristo. Se siamo veri Cavalieri e Dame dobbiamo dimostrarlo anche in e con questo messaggio. Trasmettere sempre la speranza e la certezza dell’aiuto della presenza di Cristo.

L’Anno Santo e l’Avvento sono periodi di conversione e di preparazione. Hanno sì un termine fissato dal calendario, ma spiritualmente sono un ponte, la premessa di un nuovo inizio.

Cari Confratelli, care Consorelle, amici del CISOM e del Corpo Militare, il messaggio che voglio affidarvi per questo Santo Natale è proprio di imparare ad abitare il mondo nuovo interiore che la grazia giubilare ci ha donato e che il messaggio dalla grotta di Betlemme diffonde a tutto il creato. Di abituare presto gli occhi a guardare la nuova realtà. 

In particolare, vi propongo di partire dall’esercizio della virtù dell’umiltà. Partendo dal nostro Patrono San Giovanni Battista, guardiamo anche ai nostri predecessori giovanniti. Il loro esempio. Pensiamo al fondatore Gerardo che scelse il servizio umile e incondizionato al bisognoso e all’infermo e consideriamo quanta vera umiltà ci volesse nell’accudire a Gerusalemme gli infermi del XII/XIII secolo di cui magari neanche si comprendeva la lingua. Il Beato Pattarini da Imola poi, che veneriamo nella Basilica di San Lorenzo a Firenze, ci è tramandato dagli storici come uomo di “profonda dottrina, somma prudenza e santissima vita”. Ancora, la Santa Ubaldesca, che ogni anno ricordiamo a Calcinaia (PI), di cui viene sottolineata l’umiltà e la dedizione nella carità. E molti altri Santi, Beati, o umili servitori di Cristo che non hanno cercato la “ribalta delle scene” non han cercato o ribadito la “prima poltrona”, ma nel silenzio si son fatti umili ed inutili servitori di Dio.

Impariamo dunque dalla nostra tradizione e dal nostro carisma melitense ad abitare – nel nostro quotidiano, nella vita di Delegazione e nei rapporti con i confratelli – questo mondo nuovo fatto di umiltà e carità. Inutili servi di Dio.

Tutti viviamo calati nella realtà, e ognuno di noi porta il suo fardello di fragilità, di sofferenze e di problemi: la prospettiva e i pesi però cambiano se muoviamo i nostri passi affidandoci al Signore. Come se non bastassero quelli che ci troviamo, noi ci creiamo solo pesanti gioghi, Quello che ci affida Lui invece “è dolce e il suo carico leggero” (Mt. 11, 30).

Solo Lui ha il potere di fare nuove tutte le cose e solo lui dà fondamento e certezza alla speranza che ci ha accompagnati durante il cammino giubilare e ora ci guida alla Grotta Santa di Betlemme.

Prepariamoci ad inginocchiarci davanti alla sua culla e a rinnovare il nostro sì, che magari non capiamo, al quale non sappiamo dare una umana risposta, che magari ci costa molto caro, ci spaventa, ma rinnoviamo il nostro SI, come cristiani e come membri dell’Ordine di Malta

Carissimi tutti, un sincero augurio di buon Natale e buona fine di Anno Santo! A voi ed alle vostre famiglie un felice anno nuovo.

 

Fra’ Roberto Viazzo
Gran Priore di Roma