Storia della Delegazione di Siracusa e Ragusa

Le sue radici nella storia dell’Ordine

Nel 1522 Rodi fu costretta ad arrendersi al potentissimo Solimano. I superstiti campioni dell’inclito Ordine se ne vennero a Siracusa. 
Una squadra di dodici galee vestite a lutto entrava il 12 ottobre nel porto. La bandiera che sventolava sull’albero maestro della capitana dove era il Gran Maestro F. Filippo Villers de Lillidamo mostrava il segno della grande sciagura: era orlata a nero, nel mezzo aveva dipinta l’Addolorata e attorno il motto: Afflictis Tu Spes Unica Rebus. (S. Privitera, Storia di Siracusa).
Fu allora necessario provvedere al grave problema dell’aloggio: occorreva dare una conveniente sistemazione alle superstiti milizie, all’Ospedale, ai Cavalieri delle diverse Lingue. L’Ordine trovò sede decorosa in uno dei più comodi palagi della città (Bosio).

Questa ed altre circostanze convalidano l’ipotesi che il comodo palagio indicato dal Bosio sia il Palazzo Beneventano del Bosco, attuale sede della Delegazione Granpriorale.

In occasione della pubblicazione del volume “La Sicilia dei Cavalieri” a cura di Luciano Buono e Giacomo Pace Gravina, edito dalla Fondazione Donna Maria Marullo di Condojanni, dagli archivi dell’Ordine sono venute alla luce le mappe dell’edificio “qualis erat” al tempo in cui fu sede dei Cavalieri.
Numerosi sono i documenti rimasti nell’archivio del palazzo risalenti a quell’epoca che andrebbero studiati più a fondo, quali editti magistrali, bolle, prove nobiliari, etc. Altri documenti interessano il passaggio dell’Ordine da Siracusa a Malta.

LE CHIESE DELL'ORDINE

Santa Maria dell’Itria in Ragusa

Sorta con molta probabilità nel sec. XIV, al centro dell’antico quartiere ebraico del “Cartellone”, la chiesa apparteneva all’Ordine Gerosolomitano e precisamente alla Commenda di Modica – Randazzo che, istituita da Blandano Arezzo nel 1626 , possedeva il feudo di S. Icono oltre una rendita di 300 scudi. La chiesa era dedicata al Santo Vescovo Giuliano l’Ospedaliere, poiché aveva annesso un “hospitium“ per l’accoglienza dei viandanti e degli ammalati, andato distrutto nel terremoto del 1693. Tuttavia, poiché vi si venerava una immagine della Madonna di Odygitria, la cui devozione è molto diffusa in Sicilia, ben presto fu ad Essa intitolata. Notizie di una chiesa dedicata a San Giuliano si hanno nella sacra visita diocesana del 1542; in tale occasione il Vescovo Platamone visitava l’altare di Santa Maria dell’ Itria, posto dentro la chiesa già da allora posta sotto la giurisdizione dell’Ordine.
Poco o nulla danneggiata dal terremoto del 1693, nella prima metà del XVIII secolo, l’antica chiesa fu ampliata e ricostruita in stile barocco diventando uno dei luoghi di culto più importanti del quartiere. La facciata, completata nel 1740, è due ordini, divisi da un grande cornicione. Il portale centrale è adornato da motivi di foglie intrecciate, con un finestrone che lo sovrasta, su quelli laterali vi sono due grandi finestre ovali. La visione della facciata per chi sale dalle scale è tutta di sbieco. A fianco si innalza la torre campanaria coronata da una balaustra a pilastrini e sormontata dal tamburo ottagonale che termina con una cupoletta costolata.
Le pareti del tamburo ospitano otto riquadri in terracotta policroma datati 1754, con la raffigurazione di grandi vasi di fiori di gusto rococò.
L'interno è a tre navate divise da dieci colonne di pietra bianca con capitelli corinzi, nei cui echini le foglie di acanto sono sostituite da foglie di mandorlo. 
Ha cinque altari, il maggiore è sormontato da una tribuna ornatissima realizzata dai Cultraro nel 1743. La statua della madonna che si trova all' interno della nicchia è coperta dal settecentesco quadro della madonna Odygitria o dell'Itria, di particolare importanza perché sotto i piedi del Bambino Gesù si apre la veduta del porto de La Valletta. Splendidi i quattro altari, tutti di pietra bianca, dovuti alla famiglia Cultraro che li realizzò tra il 1736 e il 1745. Le colonne tortili sono arricchite con motivi floreali, i due sulle pareti laterali sono già con motivi rococò molto delicati e di grande effetto. Nella cappella che chiude la navata sinistra si trova un quadro di San Giuliano attribuito a Mattia Preti e sull'altare della navata destra un Crocifisso di scuola spagnola. I quadri di San Biagio e della Sacra famiglia, completano l'arredo della chiesa, fra le più belle e raffinate della città.

 

San Giovanni Battista in Chiaramonte Gulfi

Chiesa Commendale dell'Ordine Gerosolimitano di San Giovanni BattistaProtettore della città, costruita nel XIV secolo dai Cavalieri di Malta, e annessa alla Commenda Gerosolimitana di Modica e Randazzo.

In essa ha sede una confraternita laicale, già esistente nel 1587, dedicata al titolare. La chiesa è a tre navate e in origine era tutta affrescata in stile bizzarro (sono presenti in alcune colonne diverse testimonianze) e il soffitto era di tavole. La presente struttura risale agli ultimi rifacimenti dopo il terremoto del 1693, gli stucchi sono opera del Gianforma, mentre gli ovali delle colonne rappresentanti la vita del precursore sono del 1550; la monumentale facciata risale al XIX secolo. 
Di grande pregio sono: la cripta della confraternita; il quadro dedicato alla Madre della Misericordia, co-titolare della Confraternita che, dopo un recente restauro è stato attribuito al Durer, il quadro di San Giovanni, di scuola Caravaggesca, fatto dipingere a Malta nel XVIII secolo e donato dall'allora commendatore Giovanni Battista Tommasi poi divenuto Gran Maestro dell'Ordine; il quadro della natività di Vito D'Anna e altri dipinti di pregevoli artisti locali.
Bella la statua del Cristo alla Colonna della prima metà dell'Ottocento, opera di Carmelo Distefano, posta sul fercolo settecentesco già usato per il taumaturgo simulacro del Battista. All'interno sono inoltre di particolare interesse: l'altare del Santissimo Sacramento con tronetto in legno, opera di Bonaventura Puccio datato 1915; la lapide in marmo intarsiato del 1700 rappresentante la morte che vince sul tempo; l'altare maggiore in marmo; la balaustra in pece del 1600; la statua di san Giovanni Battista in legno risalente al XIV sec., di cui si sconosce la provenienza e la fattura, posta all'interno di un artistico fercolo in legno indorato opera di Mariano e Rosario Distefano su disegno dello zio sacerdote Gaetano Distefano risalente al 1869. Nel 1995 è stato benedetto il nuovo altare e l'ambone in marmo di Carrara con fregi in bronzo dorato opera del professore Gismondi e nel 2000 è stato benedetto il nuovo portone ornato con grandi pannelli in bronzo che raccontano la vita del santo precursore di Cristo, protettore della città.